Ostarbeiter (in tedesco "lavoratori dell'est") era un termine utilizzato durante la Germania nazista per indicare quei lavoratori provenienti dai territori occupati dell'Europa centro-orientale costretti ai lavori forzati durante la seconda guerra mondiale.
Agli Ostarbeiter venivano date scarse razioni di cibo ed erano costretti a vivere in campi sorvegliati. Molti morirono per fame, sovraccarico di lavoro, durante i bombardamenti (a loro veniva negato l'accesso ai rifugi antiaerei), abusi ed esecuzioni da parte dei sorveglianti tedeschi. Agli Ostarbeiter venivano spesso negati i salari, ma quando venivano pagati, ricevevano il denaro in una valuta particolare spendibile per comprare solo determinati beni all'interno dei campi in cui vivevano.
Dopo la fine della guerra, vennero liberati 2,5 milioni di Ostarbeiter[1] successivamente rimpatriati in Unione Sovietica, dove subirono discriminazioni e deportazioni nei gulag per essere "rieducati". Le autorità americane vietarono i rimpatri degli Ostarbeiter nell'ottobre del 1945 e alcuni di essi migrarono negli Stati Uniti. Nel 2000, il governo tedesco e migliaia di aziende tedesche risarcirono le vittime Ostarbeiter del regime nazista pagando in una sola volta 5 miliardi €.